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Vivere Scampia tra missione e legalità: le storie di Don Aniello Manganiello e del Tenente Mario Amato

Anche quest’anno abbiamo avuto il privilegio di ospitare un uomo, una persona, un sacerdote speciale, Don Aniello Manganiello, che ha dedicato la sua vita prestando la sua opera in una delle zone più degradate e difficili di Napoli: il rione Scampia.

Il 18 aprile, nel pomeriggio, ha incontrato, nell’aula magna del nostro istituto, le alunne e gli alunni convittori con i quali ha avuto un lungo dialogo sulla legalità, quella che scaturisce dai piccoli gesti quotidiani e che ci permette di diventare donne e uomini migliori e di contrastare le persone e le cose che, con i loro miraggi, vogliono imbrigliare le nostre menti e le nostre azioni.

Alle 19,00, Don Aniello, ha celebrato la Santa Messa nella Cattedrale Santa Maria Assunta in suffragio del nostro alunno recentemente scomparso a causa di un brutto incidente stradale. Dopo la messa è seguito un momento di confronto e di formazione sul disagio giovanile.

Il 19 aprile, nell’aula magna dell’Istituto, alla presenza del Dirigente Scolastico, Prof. Francesco Damiano Iocolo, Don Aniello ed il Tenente dei Carabinieri Mario Amato, comandante della tenenza locale, hanno incontrato le alunne e gli alunni affrontando il tema della legalità. Le vite dei due Ospiti si sono intrecciate perché il Tenente Amato ha prestato servizio, per alcuni anni, proprio presso il rione Scampia.

I racconti di varie vicende, del degrado e della disperazione degli abitanti del luogo hanno creato momenti di riflessione in contrapposizione ai racconti “romanzati” che invece arrivano da quei luoghi. Per fortuna, ci sono anche delle situazioni positive: ogni ragazzo o ragazza che si riesce a “strappare” dalle grinfie della camorra rappresenta una vittoria.

Indossare una divisa, che sia di un sacerdote o di un carabiniere, significa essere un tutt’uno con ciò che essa rappresenta, fa parte di te, ti rappresenta, diventa la tua seconda pelle, la tua missione. Don Aniello, racconta, durante questi anni ha combattuto la criminalità organizzata, strappando alla manovalanza della camorra tantissimi giovani, criticando aspramente l’ipocrisia e la superstizione degli affiliati che ostentano case piene di immagini sacre, rifiutandosi persino di dare la comunione ai camorristi e di battezzare i loro figli. Vivendo in mezzo a quella “umanità ferita” come la definisce, ha saputo rendere concreti i concetti di solidarietà, legalità e misericordia, con le sue azioni, il suo impegno e il suo coraggio. Don Aniello per questo ha subito pesanti minacce ma, nonostante le grandi difficoltà, è riuscito ad accendere una luce di speranza per tante persone che vivono in quello che è considerato il quartier generale della Camorra.

Il Tenente Amato ha raccontato molti episodi della sua esperienza a Scampia che sono anche culminati in diversi scontri a fuoco. Ha spiegato al pubblico studentesco che i Carabinieri o le altre forze dell’ordine, non devono essere visti come dei nemici ma come delle persone che hanno sposato una missione: quella di mettere la propria vita al servizio degli altri, per la loro sicurezza e per il rispetto delle norme. Hanno la capacità di “leggere” il territorio, interpretarne le esigenze e le aspettative e di adottare iniziative importanti e tempestive.

L’evento è stato curato dalla referente per la legalità la prof.ssa Lucia Piemontese.

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